Il panorama sonoro è vasto e cangiante, sempre in movimento. Quali che siano le funzioni della musica, queste si modificano costantemente e con i tempi assumono nuove valenze concrete e simboliche.
Non è semplice per le generazioni passate discernere l’essenza delle musiche attuali, è anzi molto probabile che la musica assorbita in epoca adolescenziale dia una sorta di imprinting al sentire e, consolidandosi e sedimentando, rimanga nel proprio universo estetico la buona musica, la vera musica. È possibile inoltre che questa sedimentazione/calcificazione irrigidisca e riduca la disponibilità sensoriale per nuove forme estetiche. Infatti, anche nell’apprezzare nuove opere è legittimo il dubbio che ci si ritrovino delle strutture, elementi o clichés, di cui anche le forme più complesse sono costituite, comuni alla musica dell’adolescenza. Così, il piacere potrebbe non essere altro che un confortante riconoscimento di punti di riferimento del passato.
È allora interessante capire come sfuggire all’invecchiamento del sentire, come ritrovare un gusto genuino e avventuroso per una nuova musica. Essere esperti non è sicuramente sufficiente, come anche un atteggiamento troppo naif potrebbe risultare in effetti… naif! Una possibile via per riallacciare un rapporto col presente potrebbe aprirsi invece praticando un ascolto profondo, meditativo, ma anche respingendo il passato concedendosi, perché no, perfino una sana noia della solita vecchia musica. Questo richiede certamente un atteggiamento attivo e di profonda riconnessione con sé stessi.
Infine, confrontarsi con la musica attuale e abbracciarla rimanda a un percorso fatto di relazioni tra artista, opera e fruitore in cui gli orizzonti di senso coincidono con questi stessi legami. Per questo la dimensione del concerto dal vivo rimane, grazie al valore intrinseco del riunirsi e senza comunque nulla togliere al potenziale del suono fissato su supporto, il contesto ideale per esplorare insieme nuove forme del pensare e del sentire.
Stefano Casta Direttore Artistico